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LABORATORIO TEATRALE

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attori
in Sette Minuti

Istituto Superiore Govone

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spettacoli

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regista

Luca Franchelli, insegnante in materie letterarie presso il Liceo classico “G. Govone” di Alba, collabora con la 
Compagnia teatrale “Uno sguardo dal palcoscenico” di Cairo Montenotte, della quale fa parte come 
regista ed attore dal 1980. Dal 2008 si occupa del Laboratorio teatrale della scuola. 
 

SETTE MINUTI
Stefano Massini
antologia di spoon river
Edgar Lee Masters

“Sentivo la terra vibrare di suoni, era il mio cuore.”.

Quella stessa terra ricopre il corpo del suonatore Jones, che, insieme agli altri 247 personaggi caratterizzati nel capolavoro di Edgar Lee Masters, giace nel suolo del paesino tanto immaginario quanto realistico di Spoon River.

I morti di Spoon River, però, non possono accontentarsi di rimanere “tutti, tutti a dormire sulla collina”: hanno ancora qualcosa da dire, da urlare, da rivelare.

E così, le labbra di centinaia di morti sembrano presentarci uno dei ritratti più vivi e sinceri dell’umanità con mille sfumature di un tipico paesino borghese americano, dove sono stati intrappolati in una vita infelice, fatta di apparenze denunciabili solo dopo la morte.

I narratori dell’“Antologia di Spoon River” non hanno più nulla da perdere e possono permettersi un privilegio che ancora oggi sembra riservato soltanto ai morti: la completa onestà.

Una valanga di nomi e storie ci travolge: scopriamo così una dimensione, non troppo lontana dalla nostra società moderna, dove nulla è mai come appare; ciò che tutti credono essere l’amore più puro in realtà è odio malcelato, quasi tutti i matrimoni rivelano sfaccettature inaspettate e il pensiero comune viene più volte smentito dai risvolti più sconvolgenti della realtà raccontata dai vari personaggi. Ci viene presentato un mondo dove i diversi punti di vista si scontrano, si smentiscono e talvolta ci fanno riflettere sul fatto che non esista quasi mai una sola verità o un solo modo di vedere la stessa situazione: l’ipocrisia degli abitanti del piccolo paese e le voci che circolano in esso, che vengono costantemente smentite da una realtà più profonda e complessa raccontata nei singoli epitaffi, sono le vere protagoniste dell’opera ed il filo conduttore tra tutti i personaggi.

Edgar Lee Masters ha l’abilità di descrivere una necropoli con vivacità, alternando la riflessione, il riso e la sofferenza, facendoci sperare di poter avere la fortuna di dire un giorno di essere finiti “con un flauto spezzato e un ridere rauco, ricordi tanti e nemmeno un rimpianto”, come Jones continua a cantare attraverso la voce di De Andrè e dei nostri attori.

7 minuti. Un lasso di tempo brevissimo, un sacrificio quasi insignificante se rapportato alla sicurezza di un lavoro stabile e di un'occupazione fissa in un drammatico periodo di crisi economica.                                                                                                                                      Chi sarebbe disposto a combattere strenuamente per i propri ideali anche a costo di perdere il posto di lavoro?                           
Blanche, la delegata sindacale delle dipendenti della "Picard e Roche", si oppone con fermezza a una decisione presa "dall'alto" che spersonalizza i lavoratori, trasformandoli in pedine manovrabili con il ricatto della disoccupazione e il fantasma della crisi. 
Con una lucidità e caparbietà disarmanti la donna si fa portavoce dei lavoratori di tutte le fabbriche.
I contorni della scena sfumano per dare luogo a un dramma senza spazio e senza tempo, che comunica un messaggio universale e quanto mai attuale. I piccoli scorci del passato e della vita quotidiana che emergono dai racconti delle undici donne -operaie o impiegate della fabbrica- lasciano trapelare lo stesso senso di precarietà e incertezza che si avverte ai nostri giorni, di fronte a una disoccupazione di massa, alla perdita di diritti in ambito lavorativo, alle frequenti fusioni e all'alienazione che si accompagna alle grandi multinazionali, in cui il lavoratore costituisce soltanto il mezzo per creare profitto.
Il testo di Stefano Massini prende spunto da un fatto realmente accaduto nel 2012 in Francia, nel dipartimento dell'Alta Loira: le operaie della Maison Lejaby d'Yssingeaux, alla notizia della chiusura dell'ultimo stabilimento della pregiata azienda tessile -la cui produzione, già delocalizzata al 93 %, sarebbe stata trasferita definitivamente in Tunisia- occuparono la fabbrica per difendere il loro posto di lavoro e protestare contro l'incessante processo di deindustrializzazione e l'alta ondata di licenziamenti nel settore tessile francese.

attori
in Antologia di Spoon River
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