Nello spettacolo interpreto Lorraine, una giovane operaia spesso scorbutica nei confronti delle sue compagne e diffidente verso i proprietari della fabbrica. Il suo comportamento è però dovuto alle sue difficili esperienze passate e al suo desiderio di poter avere un futuro migliore, per questo la considero un personaggio estremamente realistico nelle sue sfaccettature e con il tempo mi ci sono affezionata capendone le ragioni.
Rachel è impegnata a creare una facciata di ragazza dura e indipendente, aiutandosi con tatuaggi e battute velenose nei confronti di tutte le colleghe. A causa di questo deve anche subire un po di astio dal resto del gruppo. Ciò che mi piace di lei è che però è molto più di quel che sembra e saprà essere sorprendente
Insegno al Govone, il liceo che ho frequentato. Da studentessa, non mi sono potuta ritagliare il tempo per recitare... ora che ne ho avuto occasione, ho accettato la sfida con entusiasmo. Interpreto Odette: mamma di Sabine, operaia, "veterana" del consiglio di fabbrica.
Agnieszka è una ragazza senza scrupoli, un'impiegata decisa e sicura di sé, pronta a tutto pur di salvare il suo posto tanto ambito in fabbrica. Sebbene usi toni alle volte un po' duri e scontrosi, mi piace il mio personaggio per la sua determinazione e la sua fermezza, fino alla fine rimarrà immobile sulle sue idee, indifferente delle opinioni altrui.
Interpreto Sophie, una ragazza di 19 anni e anche una delle più giovani tra le dipendenti della fabbrica Picard&Roche. Nonostante la sua giovane età è una ragazza coraggiosa e indipendente, sa il fatto suo e non si lascia intimorire. Il suo lavoro da impiegata le permette di controllare da vicino le spese e le vendite dell'azienda e proprio per questo motivo Sophie, all'inizio, sembra appoggiare l'arrivo dei nuovi proprietari che le sembrano un bene per il futuro della fabbrica.
Blanche è un'operaia storica della Picard&Roche, carismatica e determinata ma allo stesso tempo saggia e riflessiva. Cercherà lungo tutto lo spettacolo di far comprendere alle proprie colleghe il valore del lavoro, della protesta, del tempo. Durante il corso delle prove, mi sono affezionata sempre di più a questa donna speciale capace di rischiare tutto pur di non perdere la propria dignità .
Arielle è un'operaia molto legata alle proprie abitudini e intenzionata a mantenere il posto di lavoro con ogni mezzo, anche a costo di scendere a patti con le "cravatte". Lei e Blanche sono diametralmente opposte: Arielle non è certo una rivoluzionaria, anzi, rimarrá pragmatica e realista anche a costo di risultare antipatica. Tuttavia mi sono molto affezionata a questo personaggio che dietro alla sua sicurezza e testardaggine nasconde fragilitá e paure.
Sabine è una delle operaie della Picard&Roche. In fabbrica lavora anche sua madre Odette: la figlia tenta però di crearsi un ruolo indipendente rispetto a quello della figura materna con la quale è spesso in contrasto. È una donna testarda e difenderà fino alla fine le sue idee. Nonostante Sabine diversa da me, mi piace interpretare un personaggio così determinato.
Nello spettacolo, io interpreto Mireille, giovane donna caparbia, dura e forte, che non si lascia mettere i piedi in testa. È sempre pronta a scherzare, anche a discapito degli altri, ed è per questo che può sembrare alquanto cinica. Mireille è molto legata al suo lavoro come operaia ai telai ed è pronta a difenderlo in qualsiasi modo. Di lei, apprezzo la tenacia e la durezza con cui riesce riesce a far valere le sue opinioni, anche andando contro l'opposizione altrui.
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Liceo Classico Giuseppe Govone,
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LABORATORIO TEATRALE
attori
in Sette Minuti
Istituto Superiore Govone
s
spettacoli
r
regista
Luca Franchelli, insegnante in materie letterarie presso il Liceo classico “G. Govone” di Alba, collabora con la
Compagnia teatrale “Uno sguardo dal palcoscenico” di Cairo Montenotte, della quale fa parte come
regista ed attore dal 1980. Dal 2008 si occupa del Laboratorio teatrale della scuola.
SETTE MINUTI
Stefano Massini
antologia di spoon river
Edgar Lee Masters
“Sentivo la terra vibrare di suoni, era il mio cuore.”.
Quella stessa terra ricopre il corpo del suonatore Jones, che, insieme agli altri 247 personaggi caratterizzati nel capolavoro di Edgar Lee Masters, giace nel suolo del paesino tanto immaginario quanto realistico di Spoon River.
I morti di Spoon River, però, non possono accontentarsi di rimanere “tutti, tutti a dormire sulla collina”: hanno ancora qualcosa da dire, da urlare, da rivelare.
E così, le labbra di centinaia di morti sembrano presentarci uno dei ritratti più vivi e sinceri dell’umanità con mille sfumature di un tipico paesino borghese americano, dove sono stati intrappolati in una vita infelice, fatta di apparenze denunciabili solo dopo la morte.
I narratori dell’“Antologia di Spoon River” non hanno più nulla da perdere e possono permettersi un privilegio che ancora oggi sembra riservato soltanto ai morti: la completa onestà.
Una valanga di nomi e storie ci travolge: scopriamo così una dimensione, non troppo lontana dalla nostra società moderna, dove nulla è mai come appare; ciò che tutti credono essere l’amore più puro in realtà è odio malcelato, quasi tutti i matrimoni rivelano sfaccettature inaspettate e il pensiero comune viene più volte smentito dai risvolti più sconvolgenti della realtà raccontata dai vari personaggi. Ci viene presentato un mondo dove i diversi punti di vista si scontrano, si smentiscono e talvolta ci fanno riflettere sul fatto che non esista quasi mai una sola verità o un solo modo di vedere la stessa situazione: l’ipocrisia degli abitanti del piccolo paese e le voci che circolano in esso, che vengono costantemente smentite da una realtà più profonda e complessa raccontata nei singoli epitaffi, sono le vere protagoniste dell’opera ed il filo conduttore tra tutti i personaggi.
Edgar Lee Masters ha l’abilità di descrivere una necropoli con vivacità, alternando la riflessione, il riso e la sofferenza, facendoci sperare di poter avere la fortuna di dire un giorno di essere finiti “con un flauto spezzato e un ridere rauco, ricordi tanti e nemmeno un rimpianto”, come Jones continua a cantare attraverso la voce di De Andrè e dei nostri attori.
7 minuti. Un lasso di tempo brevissimo, un sacrificio quasi insignificante se rapportato alla sicurezza di un lavoro stabile e di un'occupazione fissa in un drammatico periodo di crisi economica. Chi sarebbe disposto a combattere strenuamente per i propri ideali anche a costo di perdere il posto di lavoro?
Blanche, la delegata sindacale delle dipendenti della "Picard e Roche", si oppone con fermezza a una decisione presa "dall'alto" che spersonalizza i lavoratori, trasformandoli in pedine manovrabili con il ricatto della disoccupazione e il fantasma della crisi.
Con una lucidità e caparbietà disarmanti la donna si fa portavoce dei lavoratori di tutte le fabbriche.
I contorni della scena sfumano per dare luogo a un dramma senza spazio e senza tempo, che comunica un messaggio universale e quanto mai attuale. I piccoli scorci del passato e della vita quotidiana che emergono dai racconti delle undici donne -operaie o impiegate della fabbrica- lasciano trapelare lo stesso senso di precarietà e incertezza che si avverte ai nostri giorni, di fronte a una disoccupazione di massa, alla perdita di diritti in ambito lavorativo, alle frequenti fusioni e all'alienazione che si accompagna alle grandi multinazionali, in cui il lavoratore costituisce soltanto il mezzo per creare profitto.
Il testo di Stefano Massini prende spunto da un fatto realmente accaduto nel 2012 in Francia, nel dipartimento dell'Alta Loira: le operaie della Maison Lejaby d'Yssingeaux, alla notizia della chiusura dell'ultimo stabilimento della pregiata azienda tessile -la cui produzione, già delocalizzata al 93 %, sarebbe stata trasferita definitivamente in Tunisia- occuparono la fabbrica per difendere il loro posto di lavoro e protestare contro l'incessante processo di deindustrializzazione e l'alta ondata di licenziamenti nel settore tessile francese.
Questo spettacolo mi ha permesso di confrontarmi con tre donne diverse, ma che cercano tutte di raccontare la propria storia nonostante siano ormai morte da tempo grazie al loro carattere deciso e determinato.
In questa esperienza teatrale è stato molto stimolante cercare di dare vita alle parole di vari e stravaganti personaggi attraverso poesie; immedesimarsi in loro, raccontare le loro storie e trasmettere gli insegnamenti imparati dalle loro vite in versi.
Recitare per me significa vedere il mondo con gli occhi di qualcun altro. Nell'antologia di Spoon River interpreto alcuni abitanti dell'omonimo villaggio e svelo le loro vicissitudini.
Recitare Spoon River mi ha permesso di essere più persone in una, di vedere il mondo dal loro punto di vista, di conoscere i loro segreti e di raccontare le loro storie
Il laboratorio teatrale di quest’anno ha come tema l’Antologia di Spoon River, un’insieme di epitaffi di un’intero villaggio americano, che riflette virtù e debolezze dell’animo umano. La nostra esperienza ci ha portato a conoscere alcuni degli abitanti del cimitero, e a capire le ragioni per cui hanno vissuto e sono morti
I versi dell'Antologia superano i confini del cimitero di Spoon River, oltrepassano oceani, vincono gli anni, trascendono la morte stessa. Mi piace l'idea di entrare per un attimo nella vita di due donne ambiziose, Flossie e Margaret, e unirmi a loro nella critica alle ipocrisie di un'America provinciale e puritana, e di ricordarne una terza, Edith, che i suoi coetanei pare abbiano dimenticato.
Amo la recitazione fin da quando ero piccolo perché ti permette di fingere chi non sei, di essere per poche un altro diverso da te. Tra i cadaveri dell’Antologia di Spoon River, sono così un misero marito succube di una moglie tiranna, un giovane dissipato ma pieno d’amore per la sua vecchia maestra, ed infine il dentista, duro oppositore del capitalismo americano.
Interpretare un personaggio viene comunemente identificato come "entrare nella sua pelle", ma recitare mi ha presto portata a modificare la mia opinione in merito: la chiave non è tanto diventare il personaggio, quanto scoprirlo all'interno di noi stessi, permettergli di uscire fuori dalla nostra anima e di mostrarci lati nuovi della nostra personalità , in una continua ricerca di sé
Il teatro rappresenta un ottimo modo per migliorarsi e anche per mettersi in gioco; quest'anno il tema su “l'Antologia di Spoon River" mi ha insegnato soprattutto come immedesimarsi in personaggi di cui conosci solo la lapide, ovvero molto poco rispetto la loro intera vita, ma esprimere comunque al meglio le loro emozioni.